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Diario (blog)

Doppiare Capo Horn

Diario di bordo dal cutter argentino Mago del Sur: partenza da Ushuaia per una settimana tra i fiordi e le isole a Nord del Capo. L’avventura di un marinaio-giornalista italiano.

“Se il mare lancia una sfida insistente, un marinaio non può mai sentirsi soddisfatto finché non ha condotto la sua barca dalla latitudine50° Sud nell’Atlantico alla latitudine 50° Sud nel Pacifico. Questa è la prova definitiva che solo a pochi è dato superare”

Comandante Warwick Tompkins della goletta Wander Bird

Rifiutereste la proposta di un’hostess di una motonave cilena, sulla rotta Ushuaia-Punta Arenas via Capo Horn?

Dipende dall’avvenenza e dalla proposta.

Se la ragazza in questione vi invitasse a doppiare Capo Horn alla vela -conoscendovi per marinaio/giornalista (o giornalista/marinaio? this is the question)- ben sapendo di far breccia sul vostro spirito di avventura e culto sacrale per “Il Capo”, ebbene, ella avrebbe un ragionevole margine di successo.

E’ stato così, che alla fine di un viaggio sabbatico in America Latina, ho stracciato l’immodificabile biglietto di ritorno a Milano (ma sarebbe bastata anche una gita in sandolino a Punta dell’Este).

Complice lo stato emozionale prodotto da un documentario su Padre de Agostini, leggendario alpinista e navigatore, esploratore di tutta l’area che stavo conoscendo a bordo della Mare Australis.

Complice una serata a Ushuaia, dopo l’incontro fortuito con un marinaio italiano, caro amico che non vedevo da una notte di burrasca a Ustica, 4 anni prima.

Ushuaia 15 01 04

In un’alba surreale al molo turistico,  faccio conoscenza con Mago del Sur, un cutter d’acciaio di 22 tonnellate, poco oltre i 16 metri, dall’attrezzatura rassicurantemente sovradimensionata. E’un progetto argentino di Horacio Ezcurra, costruito al cantiere cileno ASENAV di Vadivia. Ha la chiglia mobile con un pescaggio variabile da 0.90 a 4 metri, per accedere a tutti gli ancoraggi meno profondi e avvicinarsi alle spiagge.

Inscindibile dalla barca è AleJandro da Milano detto Mono: il corpulento e sanguigno comandante. Questo sessantenne di Buenos Aires è riconosciuto come uno dei migliori marinai di Ushuaia e non avrebbe sfigurato in uno di quei romanzi di Conrad che hanno instillato la “malattia” per il mare in tanti di noi.

L’equipaggio è formato da due esilaranti uomini d’affari argentini in cerca d’avventura, Carlos e Alejandro, sulla cinquantina, una coppia trentenne di subacquei di Cala Gonone, Maurizio e Cinzia e una marinaia ventenne di Ushuaia, Teresa, aspirante guida alpina. L’atmosfera è gioviale e marinaresca.

Puerto Williams

Partenza da Ushuaia ore 1.00 PM. Mare calmo. Incontro con leoni marini al faro Les Eclerains. Presso Estancia Remolino, fantastico relitto piaggiato del clipper Sarmiento (la polena è al museo di Ushuaia. Ormeggio a Puerto Williams 6.30 PM. E’ una base militare cilena di poche centinaia di anime e noi arriviamo proprio per il cambio di guarnigione che avviene ogni 4 anni. Una nave dell’Armada sbarca marinai e famiglie sull’Isla Navarino al suono di Lilì Marlene a mo’ di marcetta: commozione e conoscenza con militari e bambini.

Siamo ormeggiati al Micalvi, il pub più a sud del mondo, un’antica nave militare, auto-affondata in 2 metri d’acqua, usata come pontile. Come unici avventori, il barman Alejandro ci offre un giro di pisco sauer, mentre leggiamo il libro delle firme: Eric Tabarly, Sir Peter Blake… tanto per intenderci. Si respira un’aria di grande marineria e solitudine. Oltre che fumo spesso di 965, visto che siamo in tre fumatori di pipa, su sette d’equipaggio. Barbaro!

16 01 04 Puerto Toro

Ore 8.00 AM andatura a farfalla verso Isla Mortillo per vedere pinguini e cormorani. Poco distante c’è un minuscolo approdo argentino, Puerto Gable, che serve le piccole imbarcazioni gialle di legno dei pescatori di centollas, prelibati granchi giganti e di mitili. Avendo lasciato Isla Snipe a sinistra, proseguendo sempre verso Sud, incrociamo il relitto impressionante della nave biblioteca Logos. Unici incontri: un maledetto peschereccio giapponese e una motovedetta cilena. Prua verso Isla Picton. Scopro sulla carta nautica segni sconosciuti a noi mediterranei, dei filamenti vicino alle batimetriche: sono alghe! E dove si concentrano bisogna stare attenti ai bassi fondali.

Navighiamo con vento fresco e trinchetta alla massima velocità di 8 nodi, ma le correnti sono spesso sfavorevoli. Entriamo a Puerto Toro. Un cartello ci avverte che si tratta del villaggio più a sud del mondo (25 anime: 4 famiglie, 1 carabinero, 1 marinaio)! Luogo splendido. Menù a bordo: pollo al forno con patate e ottime cipolle, il tutto innaffiato copiosamente di Malbec, vino tinto cileno, acqua più frizzante della Perrier e Nescafé lunghissimo. Pipata e mate in pozzetto al sole (caldo per l’unica volta), ridossato al vento fortissimo che ci accompagna quasi sempre. Gli argentini di bordo ricordano la guerra per le Malvinas: molto humor e sarcasmo su sé stessi e su tutto. Il comandante prepara una grigliata in spiaggia in una pace primordiale: il miglior agnello della mia vita.

17-18 01 04 Isla Herschel-Isla Hermite

7.30 AM partenza per Isla Herschel. Raffiche di vento a 50 nodi. Rompiamo una scotta. Qui non ci fanno molto caso, è la norma: “Kilombo” di vento –dice il Mono- che sta per “casino”. Avanziamo terzalorati fino alla caletta Martial dove ci aspetta una comoda boa militare. Deserto assoluto, tranne che per uccelli e leoni marini. Nottata di vento e freddo intenso. Dirigiamo verso Puerto Maxwell che non è altro che acqua tra l’isola omonima,  Isla Saddle, Isla Jordan, Isla Hermite. Sotto la pioggia filiamo due cime a terra col tender. Hermite è verdissima di alberi e molto ridossata. Sbarchiamo per una marcia montana fino al belvedere sull’Isla Hall e nella nebbia si intuisce con un brivido L’Isla Hornos. La vegetazione fitta di alberi bassi sul mare diventa, salendo, un tappeto soffice di muschio e piccoli fiori bianchi. Torrenti e laghetti in tutta la regione sono pieni di trote e salmoni: devo tornare con una canna da pesca! La sera sottobordo vengono a mangiare due leoni marini, come da noi verrebbero i gabbiani. Studio i piani della barca col Mono, per un articolo tecnico. Il progetto è stato realizzato per crociere oceaniche, missioni nell’Oceano Austral (Southern Ocean) Antartide e coste della Terra del Fuoco, in condizioni di affidabilità e autosufficienza. La notte è calma. Si sente in lontananza come il rombo cupo e un po’ inquietante di un torrente in piena, provenire da Capo Horn, mentre a terra rumoreggia un ruscello. Non c’è anima viva. C’è ancora luce alle 11.00 PM.

19 01 04 Doppiato!

Sveglia ad ora antelucana indefinita. Usciamo da P. Maxwell verso Sud per lo stretto passaggio dell’Isla Chanticleer, poi Isla Hall, con calma di vento. Sarà la “calma prima della tempesta”, che poi nel nostro caso sarebbe una burrasca? Randa, trinchetta e jankee: incrocio le dita. E invece nulla. Troviamo condizioni ottime anche se molto variabili: non troppo vento e non troppo poco. Un mare formato, forza 5 e poco meno di vento. Doppiamo Capo Horn ad una velocità di 7 nodi e mezzo. Foto di rito. Fotografo anche il temibile scoglio Ras Cathedral, I.te Carvajal, Ra Robinson, Ra Bascunan alla sinistra. Poi I.te Montesi, faro vero e prorio, Fond Cabo de Hornos: doppiato!

Diamo fondo, malgrado un insolito vento da N-NE e sbarchiamo fortunosamente alla spiaggia di sassi con la scala di legno che porta alla casa del farista. Questo ragazzo giovanissimo appartiene all’Armada cilena e vive un anno con moglie e figlio piccolo sull’Isla de Hornos. Mi fa molte feste anche perché è la seconda volta che lo vengo a trovare nello spazio di 15 giorni. Non penso sia propriamente frequente un visitatore così solerte. L’ultima volta ero su Mare Australis e subito dopo il reimbarco avevamo trovato burrasca forza 7-8. Per questo la giornata di oggi mi sembra un regalo. Come è un regalo la compagnia sonnacchiosa di un leone marino che ci segue dalla battigia ridossata di Isla de Hornos. Me encanta!

“ I nostri patimenti, per quanto il passaggio sia stato breve, sono stati tali che vorrei consigliare a quelli che sono diretti nel pacifico di non tentare mai il passaggio di capo Horn se possono arrivarci seguendo un’altra rotta”

Comandante David Porter della nave statunitense Essex

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