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Diario (blog)

Conrad e il Grel

Conrad

“Un nero turbine ululava basso sulla nave che giaceva coricata su un fianco, con i pennoni puntati verso le nubi; mentre gli altri alberi, inclinati quasi a puntare verso l’orizzonte, sembravano essere incommensurabilmente lunghi (…) Singleton era rimasto avvinghiato al timone. I capelli gli volavano al vento; la tempesta sembrava afferrare per la barba l’avversario di un’intera vita e scrollargli la testa. Egli non mollava la presa e, con le ginocchia conficcate tra i raggi della ruota del timone, volava su e giù come un uomo su un ramo”.
Questo fu il mio primo incontro con Conrad.
Sognavo letteralmente tra le pagine del Negro del Narcissus, ragazzo assetato di avventura. E le righe trasudavano marinai reali, veri. I suoi compagni di tante navigazioni. Eroici, vigliacchi o semplicemente normali. Burrasche – le più belle della letteratura – che a leggerle in barca mettevano i brividi. Atmosfere di porto, profumi di colonia, umidità di sentine. Come in tutti gli altri racconti di mare.
Impazzivo per Conrad: bruciavo i libri in poche ore e ne parlavo a tutti… ai marinai più affezionati e devoti li donavo, quasi ritualmente.
Sembrava di navigare e sussultare insieme a quelle care navi: “Un beccheggio violento della nave si concluse con un urto, come se fosse andata a finire con la prua su qualcosa di solido. Dopo un attimo di immobilità, un maestoso volo di spruzzi finì violentemente, spinto dal vento, sulle loro facce” (Tifone).
Ed oggi mi chiederei con Marlow, voce narrante in Gioventù di Conrad, seduto ad un tavolo di mogano con un bicchiere di chiaretto: “… ah il bel tempo antico. Giovinezza e mare. Incantesimo e mare. Il buon mare forte, il mare salso e amaro che può parlarti a bisbigli e ruggirti contro da levarti il respiro (…) Di tutto quanto esiste è il mare la gran meraviglia, o è soltanto la giovinezza?”
Date le premesse, il mio ultimo “incontro” con lo scrittore ebbe un che di fantastico.
Qualche anno fa subii una violenta burrasca settembrina ad Ustica con il Grel. Dopo 36 ore di lotta ininterrotta – d’accordo con Horace, valentissimo marinaio e compagno d’avventura dal nome evocativo – mi votai alla Madonna. Una Madonna “specializzata” in naviganti off course: Santa Maria di Montallegro. Commissionato un piccolo quadro al pittore di marina Alfredo Acciarri, lo portai infine al santuario: un luogo incantato sopra Rapallo, custode di 500 anni di ex-voto marinari.
Immaginate la commozione quando tra centinaia di quadri, il Rettore collocò il mio, proprio sopra l’ex-voto del Narcissus: “Nave Narcissus – armatore Bertolotto Vittorio – Passando Capo Horn fra il 21 al 22 9mbre 1903 in Lat. 55 Long 76.0’5” Cap.no Ansaldo Giuseppe nos.o Maggiolo Giuseppe – marinai Argusti Domenico – Lena Vincenzo – Gazzia Vincenzo – Macchiavello Nicolò – Sasso Vito – Picaro Giovanni – Torresi Luigi – Pistone Luigi – Calle Paolo – Bersaglia Giovanni – in ringraziamento questo ricordo offrono alla V.S.S. di Montallegro (Rapallo) Genova marzo 1904”.
1.349 tonnellate, 70.50 metri di lunghezza, 11.10 di baglio, 6.60 di pescaggio: questa era la nave Narcissus. Vent’anni prima, Conrad vi si era imbarcato, dapprima come marinaio e quindi come secondo ufficiale, venendone ispirato per uno dei suoi romanzi più intensi – e insieme a Il duello e Tifone – quello che più ho amato.

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