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Diario (blog)

10 COMANDAMENTI SWAN – Yachting World Italia

Vecchie glorie Nautor

Una fantastica “veleggiata” con gli Swan che hanno fatto epoca, in compagnia di un entusiasta conoscitore: Matteo Salamon, segretario della Sparkman & Stephens Association Italia, armatore dello Swan 38 Only You.

Circa trentacinque anni orsono, un finlandese da nome difficile, Pekka Koskenkyla, seppe che si trovava in Finlandia uno dei più grandi esperti viventi di progettazione e costruzione di yacht da diporto. Con la precisa idea di fare qualcosa di importante nel mondo della nautica, decise di fargli una proposta di affari: fu così che Rod Stephens gli diede appuntamento un mattino, poco dopo le 5. L’americano rimase affascinato dai discorsi e dall’entusiasmo di Koskenkyla, a tal punto da convincersi ad iniziare una collaborazione in serie di barche a vela. L’incontro terminò con l’accordo che il finlandese avrebbe formato un’azienda, in una landa desolata prospiciente il golfo di Bothnia. Lì avrebbe dato inizio alla produzione in serie di un 36’, della Sparkman & Stephens Inc. di New York, classe One Ton Cup, progettato pochi anni prima per essere costruito in legno, su commissione di un armatore inglese. Il cantiere venne chiamato Nautor, la barca, cigno in inglese swan, il volatile più amato dai finlandesi. Il primo veliero fu quindi lo Swan 36’ ed ebbe un successo (90 vari) che stupì perfino i “genitori”: per la bontà del disegno e la perfetta esecuzione delle maestranze finlandesi (prevalentemente ex mobilieri). È assodato che, fin dall’inizio, il cantiere non scese mai a compromessi: utilizzò esclusivamente i migliori materiali e mano d’opera di livello. Vista la fortuna del primo Swan, un uomo d’affari, Ake Lindqvist dei Lloyd’s di Londra, si fece avanti con gli Stephens, proponendo un 43’. Olin e Rod, non solo approvarono l’idea, ma decisero che a costruirlo sarebbe stato, in Europa, il nuovo cantiere finlandese. Lo Swan 43 bissò il successo del fratello maggiore.

Avvennero poi due fatti spiacevoli. Linqvist, nel frattempo entrato a far parte della Nautor, perse la vita in un terribile incidente automobilistico ed il cantiere venne praticamente distrutto da un incendio. Le sorti sembravano compromesse, quando una importante compagnia finlandese nella produzione di carta, la Oy Wilh. Shauman Ab, decise di investire nella Nautor, che divenne allora appunto Oy Nautor Ab.

Molto tempo è passato da allora. La Nautor oggi prospera, sotto la guida appassionata di un imprenditore italiano, Leonardo Ferravamo. I tempi dei “piccoli” e gloriosi yacht degli anni 70 sono tramontati. Anche per questo sono rari sul mercato. S&S ha disegnato 14 differenti modelli per la Nautor nell’arco di 16 anni, per un totale di 789 barche. Un numero davvero impressionante!

Quando terminò la partnership tra S&S e Nautor, il cantiere decise di affidare i progetti a Ron Holland, per poi approdare a German Frers, che ancor oggi ne ha l’esclusiva. Tanti appassionati si domandano se siano meglio le barche di una volta o quelle di oggi e verrebbe naturale pensare che le prime fossero migliori. Ma non vi è ragione per crederlo. Si tratta di due epoche diverse, a loro modo rappresentate al maglio dalla Nautor. Negli anni 60 e 70, il cantiere badava meno ai pesi e ai dimensionamenti e spessori dei materiali costruttivi di quanto non si faccia oggi. Il concetto era che una loro barca non dovesse essere la più veloce in regata (d’altronde si Swan erano cruiser), ma durare per sempre. Oggi la clientela non desidera più una barca pesante e relativamente lenta, ma pretende mezzi leggeri e veloci: la Nautor si è adattata con materiali compositi e leggeri, ma senza scendere a compromessi. In ogni caso non sempre la leggerezza paga. Possono testimoniarlo i tre armatori di Something, uno Swan 36 del 1969, che alla Swan Cup 2000 di Porto Cervo sono stati autori di un risultato memorabile con la loro piccola e pesante creatura (otre 6 tonnellate di stazza), di 31 anni e con qualche piccolo acciacco. Alla seconda prova si sono piazzati primi di classe e terzi assoluti, mettendo letteralmente al tappeto i moderni e agguerriti “mostri sacri” di 60 piedi ed oltre! Something – va detto – è stata portata in maniera coraggiosa e ineccepibile tra gli insidiosi scogli sardi, ma non vi è dubbio che anche le qualità marine dello scafo (vede, ad esclusione di una randa in dacron nuova, erano oltretutto vecchiotte), siano state messe a dura prova da un severo maestrale. Le caratteristiche velocistiche e marinare dello Swan 36 sono strepitose, anche per i parametri di oggi. Tra le vecchie glorie, ve ne è poi una, vero “best seller” di un cantiere che da oltre 35 anni fa scuola: lo Swan 38, 116 unità varate, la barca costruita nel maggio numero di esemplari dalla Nautor. Disegnata nel 1972 da S&S, è rimasta in produzione dal 1974 al 1978. Si è terminato di costruirla solo perché nella filosofia del cantiere, uno stampo, per mantenere le caratteristiche di perfezione desiderata, non può essere utilizzato oltre un certo numero di volte. Lo Swan 38, classe One Ton Cup, è forse una barca un po’ limitata agli occhi del crocerista di oggi, con il suo bagno singolo e senza una vera e propria cabina amatoriale ad altezza uomo (come usuale negli Swan, la prua è destinata alla cala vele, con due cuccette in tubolare e tela). È semplice e spartana (non ha autoclave e meno ancora acqua calda, doccia esterna od altre amenità), ma in compenso è una delle poche barche dell’epoca ad avere un quadrato molto spazioso, di grande respiro, dove non si vedono albero passante o lande. Ha doti marine eccellenti ed in navigazione è un purosangue di grande bellezza.

Storicamente, almeno altri due modelli sono stati veri e propri cavalli di battaglia del cantiere. Lo Swan 41, decisamente equilibrato ed elegante: con i suoi 61 esemplari, dal 1973 al 1977, è stato molto apprezzato per il charter, in particolare per il perfetto sfruttamento degli interni (sempre senza concedere spazio a “frivolezze”); e lo Swan 46, moderno cruiser-racer di Frers, con ben due versioni, l’MKI (81 esemplari) dal 1983 al 1989 e l’MKII (28 esemplari) dal 1990 al 1997.

Bisognerebbe avere spazio infinito per raccontare a fondo gli Swan, magari prendendo spunto dalle esperienze dirette degli armatori che da più di 30 anni amano queste barche!

I DIECI COMANDAMENTI SWAN

Alcune “regolette” non scritte e caratteristiche da Rolls Royce del mare che hanno reso famosa la Nautor degli esordi: lasciatevi sedurre da questo decalogo dal sapore autenticamente sixties, ancora molto attuale.

  1. La Nautor, al fine di costruire scafi perfetti ed assolutamente rigidi, quando i due mezzi scafi si trovano ancora nello stampo, resina al loro interno una serie di bagli e ordinate, per creare un reticolo di pannelli non oltre il metro quadrato, che conferiscono resistenza alla torsione e rigidità allo scafo.
  2. Tutti gli scafi sono costruiti e certificati conformemente alle norme Lloyd’s Hulls Construction Certificate. In maniera casuale e non comunicata preventivamente al cantiere, vengono sottoposti a perizia da esperti Lloyd’s.
  3. Tutto – o quasi – a bordo di uno Swan è costruito dal cantiere. In particolare gli acciai e le parti di alluminio, inclusi alberi e falchette, che vengono anche anodizzati entro speciali vasche.
  4. Gli interni vengono allestiti in un capannone e prima di venire montati nello scavo vero e proprio, vengono “provati” (come un abito di sartoria!) in una barca non navigante: eliminati i piccoli difetti di una costruzione artigianale, quindi trasportati nel capannone degli scafi, vi vengono montati, resinando le paratie prima che siano verniciate, per la perfetta adesione dei collanti sintetici, con i quali si uniscono le paratie di legno allo scafo.
  5. Da sempre la Nautor ha nel suo staff solo personale specializzato di altro livello, in particolare architetti ed ingegneri che tracciano in cantiere tutti i disegni esecutivi e che studiano l’engineering di ogni più piccolo particolare di costruzione. Nulla viene prodotto senza essere stato sottoposto a studi e test approfonditi.
  6. Quanti sono in grado di fornire ai propri clienti praticamente tutte le parti di rispetto, di ogni barca costruita, magari anche 30 anni prima?
  7. Se l’armatore è disposto a farsi carico del costo di trasferta non certo irrilevante, può richiedere un tecnico della Nautor, in occasione di un importante ristrutturazione, per verificare la perfetta esecuzione dei lavori o per farsi consigliare su interventi da effettuare.
  8. La Nautor, conserva nei propri archivi un dossier dove è riportata ogni eventuale differenza, rispetto alla versione di serie, di ciascuno Swan al momento del varo. Questi dati vengono comunque riportati nell’Owner’s manual, sempre disponibile in cantiere.
  9. È stato detto che gli Swan sono unici al mondo. In tanti hanno effettivamente provato ad imitarli, con risultati non all’altezza. Perché avere una copia quando è disponibile l’originale?

10.  Uno Swan – degli anni 60 o dell’ultima generazione – mantiene una personalità inimitabile e nelle sue linee, mai esagerate, resterà sempre attuale.

 

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