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S&S

Kerkyra S&S 1963

Year: 1963

Builder /Cantiere: Carlini

Designer S&S: 1386.C1

Loa: 12.62 m

Beam: 3.27 m

Draft: 1.88 m

Displ: 17700 kg

Sailing Area / Superficie Velica: 85.00 mq

Engine / Motore: Volvo Penta MD 2040B,
inv. MS2, 35 CV (1996)

Antonio (Toni) Pierobon. Un nome che per l’Italia e gli italiani appassionati di yachting e mare evoca momenti di grande gloria, di regate corse e vinte nei più importanti e insidiosi campi dei regata d’Europa, da parte non di un professionista, ma semplice appassionato.

Il dottor Pierobon, veneto d’origine, al termine del secondo conflitto bellico, abbandonò la sua città adottiva, Milano, e si trasferì a Londra, dove aprì uno studio dentistico. Il nostro amava passare i lunghi fine settimana tra le banchine dei marina inglesi e nell’isola di Cowes, uno dei fulcri mondiali della nautica da diporto.

Tra queste fredde brezze anglosassoni, Pierobon si appassionò definitivamente alla vela, e tra l’altro strinse amicizia con alcuni dei “padri” europei del moderno yachting. Non si può scordare tra questi John Illingworth, Jack Laurent Giles e, in particolare, l’estroso e indimenticabile Uffa Fox, autore, oltre che di quei meravigliosi cinque volumi che ancora oggi costituiscono un must per gli appassionati di vecchie barche e architettura navale in genere, di una meravigliosa raccolta di antichi e caratteristici canti marinari (Uffa Sings, Sea Shanties and Jack Ashore Songs, Londra, 1960) Nel 1957, divenuto uno dei più importanti dentisti del mondo, all’apice della sua carriera professionale, membro dell’American Association of Endodentists, dell’Academy of Gnatology e dell’International College of Dentists, Toni Pierobon lasciò Londra e fece ritorno in Italia, portando nella sua valigia tre cose che saranno fondamentali nella sua futura vita di uomo sportivo: Una membership al prestigioso Royal Thames Yacht Club (insieme con il fraterno amico Croce, allora presidente dello Yacht Club Italiano, gli unici due italiani ammessi a quella antica e blasonata istituzione), un nome da dare ad una barca a vela (Al na’Ir, scelto tra quelli dei velieri citati negli annali dei Lloyd’s), e un progetto di J. Francis Jones per un piccolo sloop (m 9.42 fuori tutto, m 6.90 al galleggiamento, 2.46 al baglio, 1.61 di pescaggio) che nello stesso anno venne costruito da uno sconosciuto maestro d’ascia che lavorava in un capannone apparentemente insignificante nell’entroterra di Rimini: Roberto Carlini.

Pochi anni più tardi Toni Pierobon raccontò all’amico Olin Stephens della grande maestria, precisione e tecnica del Carlini, e lo convinse a farsi accompagnare in una gita in Romagna, per andare a visitare quel piccolo e sconosciuto cantiere che, salvo sporadici casi, fino ad allora aveva costruito minuscole imbarcazioni con fasciame a clinker (con le tavole sovrapposte a spigolo). I due, a bordo di un VW maggiolino preso a noleggio, partirono da Milano alla volta di Rimini.

Tra Stephens e Carlini l’intesa fu fulminante e immediata. Pierobon, con il benestare dei fratelli Stephens che avevano già pronto un progetto per una barca adatta alle caratteristiche da lui specificate, affidò a Carlini la costruzione della sua nuova creatura.

L’essere un costruttore non di moda e ancora agli inizi della carriera, era la garanzia che i disegni esecutivi sarebbero stati seguiti alla lettera, senza che si corresse il pericolo che il maestro d’ascia apportasse modifiche non volute dall’architetto, cosa, purtroppo invece, assai in uso nella cantieristica italiana, in particolare in quegli anni in cui alcuni costruttori si arrogavano il diritto di saperne ben di più di progettisti di provata fama internazionale.

Quell’anno, su disegno Sparkman & Stephens (n° 1386 C2) fu varata Al na ‘Ir II, un cutter lungo fuori tutto m. 12,64, al galleggiamento m 8,98, m 3.04 di baglio, 1,87 di immersione, 74 metri quadri di superficie velica e un dislocamento di 10.378 Kg. Fu una barca con la quale Pierobon sondò per la prima volta con un programma ben preciso e serietà i campi di regata, inframmezzando periodi di crociera con la famiglia.

Marina Spaccarelli Bulgari e Agostino Straulino dal libro "Straulino signore del mare" Trieste 2009 - courtesy Comunicarte

Marina Spaccarelli Bulgari e Agostino Straulino dal libro “Straulino signore del mare” Trieste 2009 – courtesy Comunicarte

Kerkyra ne e’ la gemella, voluta e commissionata d una delle prime donne italiane ad affrontare con professionalita’ e metodologia i campi di regata internazionali con il leggendario Agostino Straulino: Marina Spaccarelli Bulgari.

Agostino Straulino dal libro "Straulino signore del mare" Trieste 2009 - courtesy Comunicarte

L’Amm. Straulino sul Kerkyra dal libro “Straulino signore del mare” Trieste 2009 – courtesy Comunicarte

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