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Diario (blog)

Siam giapponesi?

di Edoardo Napodano

 Cari colleghi, operatori, cantieristi, ormeggiatori, periti, artigiani vari…

malgrado tutto la stagione è iniziata e qualcosa si muove tra piazzali, capannoni, alaggi. Qualche “ardito del Piave” chiede addirittura informazioni su barche in vendita o lavori di manutenzione. Alcuni –pazzesco- addirittura vi danno seguito.

Purtroppo anche barche insospettabili di veri appassionati di lunghissimo corso si sono aggiunte all’enorme quantità di naviglio vecchio e nuovo in vendita o in stato di semi-abbandono “sentimentale”. Armatori trentennali o cinquantennali svariati, dallo sloop d’epoca mai passato di mano, all’open ricolmo di elettronica iniziano ad averne… abbastanza. Sono ad un passo dal gettare la spugna, sono davvero al limite della sopportazione, del portafoglio, della resistenza alla protervia fiscale.

In questo scenario ci sono professionisti coscienti che cercano di abbattere i costi e contrastare i monopoli. Qualcuno rivede (più o meno a malincuore) tariffe di alaggio/varo, di ormeggio (nodo fondamentale), di sosta sui piazzali. Molti sono aperti alla trattativa. Ci sono artigiani e comandanti che addirittura vi cercano.

D’altra parte c’è chi è rimasto su Marte. Anzi trincerato nella giungla come quei soldati giapponesi fedeli al Tenno che continuavano a combattere ad anni dalla fine del conflitto. E chi come loro, piuttosto che arrendersi, fa harakiri.

Abbiamo visto preventivi che avrebbero urlato vendetta perfino negli anni migliori. Perché nella nautica i preventivi spesso si fanno per quello che si pensa debbano costare al cliente (sotto sotto un ricco bastardo, anche se ha una pilotina), non per quel che costano realmente. Questo –prima di Tremonti, Befera e Monti- ha ucciso lo yachting. Lo abbiamo ucciso noi.

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